Dipinti di Georgij Safronow
La sera del 24 settembre 2016, al Bioforme di Milano si sono espressi due artisti, due persone, due visioni della vita. Parlo del maestro Georgij Safronow, pittore russo, e di Flavio Pirini, cantautore cabarettista (per dare l’idea, non definizioni) milanese, accompagnato dal complice pianista Mell Morcone. Le due personalità non potrebbero essere più diverse, e proprio per questo è stato interessante il loro accostamento, in uno spazio che invita tutte le forme di espressione artistica di qualità.
La vita sicuramente è al centro delle due forme d’arte, ma con quali differenze! Ho riscontrato una certa complementarietà degli opposti, nel senso che l’arte visiva pittorica si completa con l’arte uditiva musicale e poi, più specificamente, la visione “evocativa, sentimentale” di Georgij si confronta con quella “cinica – ironica, intellettuale” di Flavio.
Georgij descrive la vita come un insieme evocativo di relazioni e sentimenti umani, attraverso una pennellata “metamorfica”. In questo senso il pennello imprime qualcosa che svanisce attimo dopo attimo (la vita), quindi è un’arma che combatte il tempo. Vediamo principalmente attività, luoghi, personaggi quotidiani, come se nel piccolo si trovassero le emozioni più grandi. Durante la presentazione delle opere è sorto un interessante dibattito sull’espressività della sua pittura, in senso storico-artistico e in senso più puramente emozionale.
Sono sicuramente quadri criptici per l’osservatore medio milanese, perchè c’è anche una retrospettiva russa e personale di Georgij che non conosciamo, però è soddisfacente anche solo lasciarsi suggestionare dai colori atmosferici usati con maestria. (“atmosfera” è una delle poche parole che ho capito di Georgij, siccome parla solo russo. Stava dipingendo un suo quadro e ha esclamato, indicandolo, questa parola!).
Invece molto più comprensibile a noi, pubblico in gran parte locale, è la performance di Flavio e Mell.
I testi sono diretti, ci fanno ragionare, non ci evocano vaghe sensazioni. Toccano i piccoli fastidi quotidiani, con una certa ossessione per quelli di coppia, ed esprimono anche un’arguta osservazione della società. Il cinismo di Pirini potrebbe a tratti sembrarci invadente, ma c’è una cosa che rovescia il dolore in piacere: l’ironia. Come già avevano compreso gli antichi Greci a teatro, di ogni cosa c’è il suo rovescio e il dolore può essere trasformato in riso. Per questo essi recitavano nella stessa occasione commedie, tragedie e drammi satireschi, col satiro emblema del rovesciamento. Il genere di Pirini potrebbe chiamarsi teatro canzone, con ulteriore riferimento al teatro greco, il primo della civiltà cosiddetta occidentale, oltre ovviamente a ricordarci il teatro canzone di Giorgio Gaber e Sandro Luporini.
Un pubblico che ride dei problemi quotidiani è un pubblico che ride di sé stesso, che si mette in discussione, che capisce i propri limiti e non se ne fa un dramma, almeno per una sera. Come tutte le cose davvero divertenti, queste canzoni fanno anche riflettere, non solo ridere.
Questa serata ci ha donato due espressioni artistiche che si completano e completano la nostra esperienza fruitrice, regalando agli occhi un lirismo incantato e colorato e alle orecchie un’invadenza nel nostro quotidiano, sfogato catarticamente con delle sane risate e una bella dose di musicalità.
Silvia Vites
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