di Maurizio Bernardi
Questo è un piccolo esercizio di fantasia che sarebbe certamente piaciuto a Bruno Munari: immaginiamo che sul nostro pianeta non fosse esistito il ferro, oppure fosse stato sepolto troppo in profondità, sotto la superficie, da non essere facilmente accessibile.
Ebbene? Cosa sarebbe successo in questo caso?
In Toscana c’è un simpatico proverbio che suona più o meno così Chi non ha cane, caccia con gatto. Insomma ci si adatta alla situazione. Allora, non avendo il ferro, ce la saremmo cavata (bene) con il legno.
Innanzi tutto, invece dell’età del ferro, avremmo avuto l’età del legno, e questo avrebbe generato un mondo di conseguenze sulla vita e sul linguaggio umano.
Alcuni esempi
Invece di viaggiare con le ferrovie useremmo le legnovie, gestite dalle legnovie dello stato alle prese con gli scioperi dei legnovieri. In ogni caso avremmo, come oggi, ritardi nel servizio e mai ci potremmo fidare dell’orario legnoviario.
Gli indiani avrebbero battezzato la locomotiva con il nome di cavallo di legno.
Negli assedi le città sarebbero state messe a legno e fuoco e Furio Camillo avrebbe pronunciato la celebre frase Non con l’oro ma col legno si salva Roma (ovviamente l’avrebbe detto in latino).
Naturalmente ci sarebbero state conseguenze anche nel mondo vegetale. I cosiddetti alberi del ferro, come il sudafricano Chionanthus Foveolatus o l’australiano Casuarina Equisetifolia, si sarebbero dovuti necessariamente chiamare alberi del legno.
Anche le verdure si sarebbero, per così dire, adeguate e oggi i carciofi, gli spinaci, le lenticchie, conterrebbero tutti legno, legno, legno e chi se ne alimentasse in quantità eccessiva rischierebbe di vedere salire il legno nel sangue oltre i livelli di guardia.
Nel mondo scientifico ci sarebbe stata una vera rivoluzione. Prendiamo le calamite, giusto per fare un esempio. Allora, prima di tutto, per fare una calamita a legno di cavallo occorre scegliere il legno giusto, se vogliamo realizzare un magnete temporaneo occorrerà il legno dolce, se vogliamo invece un magnete permanente sarà necessaria una lega di legno-nichel-cobalto, che non ho proprio idea come si possa produrre.
Una volta costruito il legnomagnete potremo fare i soliti esperimenti con la limatura di legno e vedere come si dispone secondo le linee del campo magnetico facendocene percepire l’esistenza.
Molto interessante.
Nel campo della tecnologia, con la laminazione, avremmo lastre di legno e con la trafilatura l’utilissimo filo di legno (che darebbe il nome anche all’acquavite di Sardegna).
In chimica avremmo certamente prodotto vernici anti-ruggine adatte a prevenire l’ossidazione del legno e inventato bellissimi nomi per le molecole, come sesquiossido di legno, con tanto di formula: Le2O3 (dove O è il simbolo dell’ossigeno e Le, lo avrete immaginato, quello del legno).
Che altro… di una persona in forma diremmo ha una salute di legno, di una molto determinata ha una volontà di legno. La dittature governerebbero con il “pugno di legno” e in tempi di guerra fredda avremmo parlato di cortina di legno.
Bene, credo di avervi dato qualche spunto, ora continuate voi, se vi diverte. E’ quasi ora di pranzo perciò vi saluto e vado a cucinarmi una sana bistecca (ai legni, naturalmente).
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