Bioforme, sarà per la location così suggestiva, costituita da un susseguirsi di forme ondulate, asimmetriche, evocante libertà e un certo sentimento di “anarchia”, è solita ospitare formazioni jazz nelle sue serate dedicate ai concerti.
Anche durante i corsi di disegno, per stimolare la fantasia e lasciarsi andare, si è soliti ascoltare musica jazz.
Per questo, vi proponiamo un brano che descrive efficacemente il potere di questa musica, tratto da La Nausea dello scrittore e filosofo Jean-Paul Sartre.
Non v’è melodia, solo note, una miriade di piccole scosse.
Non hanno sosta, un ordine inflessibile le fa nascere e le distrugge, senza mai lasciar loro l’agio di riprendersi, di essere per sè stesse.
Corrono, s’inseguono, passando mi colpiscono con un urto secco, e s’annullano.
Mi piacerebbe trattenerle, ma so che se arrivassi ad afferrarne una, tra le dita non mi resterebbe che un suono volgare e languido. Devo accettare la loro morte; devo perfino volerla: conosco poche impressioni più aspre e più forti.
Ancora qualche secondo e la negra comincerà a cantare. Ciò sembra inevitabile, tanto forte è la necessità di questa musica: nulla può interromperla, nulla che provenga da questo tempo ove il mondo si è arenato; cesserà da sè, più tardi.
Questa bella voce mi piace non per la sua pienezza o per la sua tristezza, ma specialmente perchè è l’avvenimento che tante note hanno preparato, tanto in anticipo, morendo per farla nascere.
Com’è strano, com’è emozionante che questa durezza sia così fragile. Nulla può interromperla e tutto può spezzarla.
Silvia Vites
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